Muoversi o aspettare?
[Eros Poeta]
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Quando è il momento di tenere duro, di resistere, persistere, e mantenere la propria vita così com’è, e quando invece è il momento di muoversi e di affrontare un cambiamento? Gli studiosi del TAO, il modello metafisico del multiverso, rimarcano la qualità Yang del movimento, e quella Yin della staticità. Ma come per un bicchiere e l’acqua contenuta, nel TAO troviamo un punto nero nel bianco, e un punto bianco nel nero.
Il bicchiere è vuoto, dunque è Yin (nero). L’acqua che lo riempie è Yang (bianco).
Ma il punto bianco (Yang) nel nero (Yin) è costituito dalla capacità del bicchiere di dar la forma all’acqua contenuta, ed il punto nero nel bianco è invece la capacità dell’acqua di prendere la forma del bicchiere. E così anche il movimento richiede un’osservazione. Possiamo trarre ispirazione dall’enunciato del principio d’inerzia:
«ogni corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto uniforme e rettilineo a meno che non sia costretto a mutare quello stato da forze impresse» [Philosophiae naturalis principia mathematica di I. Newton.]
L’assioma ci indica che la forza (Yang) è necessaria sia per porre in movimento qualcosa di statico, sia per fermare o modificare il moto di un corpo dotato di massa inerziale. Se dunque i principi del TAO sono da un lato elementari, emanati dalla pura intuizione degli antichi saggi analfabeti, dall’altro lato richiedono un discreto lavoro di immaginazione intelligente per renderli fruibili nel nostro agire pratico e nelle nostre scelte quotidiane. La riflessione mostra che il cambiamento richiede sempre uno sforzo attivo Ciò vale sia che riguardi l’abbandono di una statica zona di confort, sia che consista nel fermarsi e interrompere un’azione o processo in corso. Si tratta ugualmente di contrastare la forza d’inerzia.